Liberiamo la Sardegna dal monopolio Tirrenia
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Stop tirannia

Il regime di monopolio applicato dal Gruppo Tirrenia-Moby–CIN è estremamente nocivo per la regione Sardegna e per chi deve raggiungerla (sardi, turisti e operatori economici che si muovono da e per la Sardegna): la Convenzione del 2012 tra Stato italiano e compagnia di navigazione TIRRENIA-Moby–CIN è inadeguata e deve essere revocata.


È una battaglia che va condotta anche a livello europeo. L’attuale convenzione mina i valori sui quali l’Unione Europea si fonda, in primis l’articolo 3 del Trattato sull’Unione Europea che afferma il principio della libera circolazione degli individui. A questo principio è collegato il concetto di continuità territoriale, tema di rilevante importanza quando si parla di regioni che, per motivi geografici, risultano disagiate rispetto ad altre. È necessario sopperire a questo grande disagio tramite la presenza o l’intensificazione dei servizi di trasporto per i cittadini, sia che avvengano via area che via marittima.

Sardegna

Le ragioni di una petizione ispirata a esigenze di giustizia e civiltà:

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  1. La compagnia Tirrenia, sostanzialmente monopolista per le tratte riguardanti le rotte da/per la Sardegna, ha imposto costi per i biglietti senza precedenti che rendono l’accesso all’isola gravoso ed economicamente impegnativo per i residenti, per i turisti e per le imprese, creando una situazione che indubbiamente impedisce il pieno sviluppo del potenziale economico dell’isola.

  2. Il comportamento della Compagnia pregiudica il regolare funzionamento del mercato interno in quanto sfrutta la posizione dominante sul mercato, in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).

  3. L’elevata tariffazione rende difficile il pieno perseguimento dell’articolo 3 TUE e inficia il perseguimento degli articoli 174 e 175 TFUE che trattano rispettivamente dello sviluppo armonioso dell’Unione con lo scopo di ridurre il divario tra i vari livelli di sviluppo delle varie regioni e prevedono la conduzione di politiche economiche che perseguano tali obiettivi.

  4. Le navi utilizzate dalla Compagnia risultano antiquate (alcune con oltre 40 anni di utilizzo) e poco decorose. Anche dal punto di vista tecnologico risultano superate e, secondo quanto appreso da notizie di stampa, non in regola con le norme di sicurezza (si è appreso che il 19 settembre 2018, si siano verificati dei blackout temporanei in piena operazione). Di certo questa è una situazione che può mettere a rischio l’incolumità di coloro che utilizzano il servizio.

  5. La Tirrenia riceve contributi statali per 73 milioni di euro! È necessario chiedere alle Autorità competenti se questa erogazione sia ragionevole essendo stata assicurata, negli ultimi anni, senza un’adeguata verifica della qualità e dei costi del servizio di trasporto.

  6. Il Gruppo Tirrenia-Moby-CIN ha un guadagno assai elevato con le rotte da e per la Sardegna. Vari organi di stampa hanno rilevato che le navi, il personale, e le rotte dell’ex compagnia di navigazione Tirrenia furono acquistate nel 2012 da Cin S.p.A. - Compagnia Italiana di Navigazione, dal luglio 2015 controllata al 100% da Vincenzo Onorato - rendendola così la prima compagnia italiana per le rotte di navigazione nel Mediterraneo, ottenendo dunque un ruolo “monopolistico” nel mercato di riferimento. Richiamando una clausola contrattuale, legata alla mancata conclusione del procedimento, avviato nel 2011 dalla Commissione europea, sugli aiuti di Stato percepiti dall’ormai ex compagnia di bandiera, parrebbe che il gruppo Onorato non stia pagando allo Stato le rate d’acquisto di Tirrenia pari a 180 milioni di euro.

  7. L’Autorità Garante della Concorrenza, il 28 febbraio 2018, ha irrogato una multa di 29 milioni di euro al gruppo Moby–Tirrenia-CIN in quanto ha abusato della sua posizione dominante nel trasporto di merci su tre rotte tra l’Italia continentale e la Sardegna. Nella decisione dell’Antitrust si contesta alla Moby S.p.A. di aver posto in essere una composita e aggressiva strategia costituita da condotte di boicottaggio diretto e indiretto delle imprese di logistica, comportamenti che si pongono in contrasto con l’interesse pubblico e violano i principi fondamentali della concorrenza.

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